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On The Earth with GRANGER - Interview

Hello people on the Earth!

Oggi siamo qui per dare voce ad una delle nuove proposte della musica italiana pop-alternative, la giovane Giulia Benvenuto, in arte GRANGER.

La 23enne originaria di Imperia, in Liguria, ci racconta del suo viaggio musicale, dal duo “Seawards” alla carriera solista come Granger, passando per XFactor, il Mediolanum Forum e molto altro.




Interviewer: “Ciao! Come stai?”

Granger: “Sto abbastanza bene dai, tu?”

“Tutto bene, come procede questa quarantena?”


G: “Meglio della prima, perché nella prima stavo un in crisi, invece in questa mi son data super da fare, non ho mai un attimo libero praticamente quindi mi sembra quasi di vivermela ‘normalmente’, ovviamente ci sono tutte le complicanze del caso.”


“Dato che è la prima volta che sei qui sul blog, parlaci un po’ di te e della tua musica.”


G: “Io sono Granger, però in realtà mi chiamo Giulia, e ho scelto questo nome perché è il mio soprannome da sempre, ma prima di avere questo nome in realtà ero in un duo, i Seawards.

Con i Seawards ho fatto praticamente quasi cinque anni di musica tra live vari e un album, siamo arrivati ad avere grandissimi traguardi tra cui aprire il concerto dei ‘The Script’ al Mediolanum Forum, fare X Factor. Poi però i Seawards si sono sciolti per cause di forza maggiore che non sono dipese da me in realtà, però questo mi ha permesso di trovare la mia personalità che tenevo un po’ da parte perché se sei in un duo comunque sei un 50%, invece essendo solista, ho la possibilità di essere me stessa al 100% sia nella musica che nell’immagine, non devo scendere a compromessi con nessuno, anche se mi faceva piacere ovviamente. Però essere se stessi è la cosa più bella dell’essere solisti, secondo me.

Io faccio musica pop-alternative, mi piace mischiare tutto quello che ascolto […] dai The Smiths a Healsey, quindi è un range abbastanza ampio, infatti pop-alterntive non so nemmeno se è giusto, però diciamo così. Canto sia in inglese che in italiano.”





“In quale lingua ti sei trovata meglio a scrivere?”


G: “All’inizio inglese, sono partita da quello e ho fatto praticamente cinque anni scrivendo solamente in inglese, poi durante la prima quarantena mi sono messa in gioco e ho detto: ‘No, proviamo in italiano’, non perché me l’abbia imposto qualcuno ma semplicemente perché è la mia lingua e sento il bisogno di farmi capire da più persone possibili. L’inizio è stato davvero davvero difficile perché l’italiano è difficile da mettere in musica, però adesso sto macinando e ci sono alcune cose che usciranno presto che mi rendono veramente fiera.”

“Noi aspettiamo! Nel corso della tua vita, sia da piccola che ora, c’è stato un momento, un artista o degli artisti in generale che ti hanno fatto dire: ‘che figata, questo è quello che voglio fare!”


G: “Da sempre io ho avuto la passione per la musica, ho sempre cantato nei viaggi in macchina quando da piccolina andavo a trovare i miei nonni che abitavano a Milano, però ci sono due momenti particolari in cui ho detto: ‘Cavoli! È quello che voglio fare io’.

Il primo è proprio la presa di coscienza che avrei voluto fare la cantante, sogno da bambina[…], è stato quando mia mamma mi ha portata per la prima volta ad un concerto. Io avevo otto anni, il concerto era di Giorgia e mi ha comprato i biglietti in seconda fila al Mediolanum Forum. Sono entrata, a otto anni ero piccolissima di statura, ho visto questa cosa gigantesca e ho detto a mia madre: ‘Wow! Ma questo è il posto più bello del mondo. Poi pensare che ci ho suonato, non una, ma ben due volte [...].

Il secondo momento è proprio di scelta stilistica, quando ho ascoltato tre artisti in particolare che sono Healsey, Florence + the Machine e Lorde ho detto: ‘Cavolo vorrei fare cose più nella loro scia possibile, […].”


“Tra questi artisti c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?”


G: “Degli internazionali che ho citato è praticamente impossibile, il mio sogno è collaborare con tutte e tre, però di italiani c’è qualcuno con cui vorrei collaborare, ad esempio con Ginevra e il mio feat italiano dei sogni è Levante.”



“Secondo te c’è qualcosa in giro che potrebbe farlo accadere?”


G: “Magari tra un po’ sarà più fattibile parlarne anche perché adesso da solista è stato come ripartire da zero. Se vai sul mio Spotify c’è una canzone, tra poco tre in realtà. Però avendo una canzone è difficile proporsi per un feat anche se in cantina di demo ne ho altre. Quando magari il mio nome ricomincerà a suonare nelle orecchie delle persone potrò magari propormi per un feat o a Ginevra o a Levante, chi lo sa.”


“Riesci a ricordare il tuo primo ricordo legato alla musica?”


G: “Il mio primo ricordo in assoluto è un registratore dove mettevi i cd e lo portavo in giro con le cuffiettine […] al mare, non so quanti anni avessi, mia mamma mi portava questi cd degli AC/DC, Metallica etc. comunque tutto quello che aveva in casa. E io ero questa bambina disturbata così sulla spiaggia che ascoltava questa musica truce.”


“Sono artisti che ancora hai piacere nell’ascoltare o hai lasciato un po’ quel genere?”


G:Si, assolutamente. Li ho un po’ persi perché comunque li ho ascoltati da piccola e me li sono consumati praticamente, però si ovviamente ho piacere nell’ascoltarli quando mi capitano nella riproduzione.”


“Quanto il tuo modo di vedere il mondo influisce su quella che poi è la tua musica?”


G: “Diciamo che è il 90% perché quando scrivo un pezzo mi ispiro tantissimo a tutto ciò che vedo e sento. Se io guardo fuori dalla finestra e vedo che c’è una luce bellissima in questo momento sul giallo, e mi viene in mente un’immagine, tutto ciò che vedo mi riporta delle immagini che voglio scrivere e tutto ciò che sento mi riporta delle immagini che voglio scrivere. Quindi la mia visione del mondo che è o bellissima, quindi vedere la luce di fuori, o bruttissima, quindi pensare che io sia un fallimento nato, mi riporta a scrivere delle cose.”


“C’è mai stato un argomento o una frase particolare che hai scritto e poi nel momento di metterlo hai pensato ‘forse è un po’ troppo’ e hai scartato l’idea anche se quella era la tua visione?”


G: “Non penso di aver mai scritto in modo eccessivo perché scrivo molto in modo metaforico, lascio sempre un po’ di libera […] però a volte ho paura che non venga completamente capito oppure capito male. Ad esempio in ‘Feel’ dico una roba tipo ‘bevilo su di me’ […] e quando l’ho scritto ho detto ‘Ma non è che poi è un po’ troppo per la gente se sentono una cosa del genere? ’ poi ho detto no vabbè chi se ne frega


“Prima hai parlato del duo in cui eri, i Seawards, parliamo della tua esperienza ad XFactor che è quello che vi ha lanciati e fatto più conoscere nel mondo della musica. Quanto ti ha segnata a livello emotivo e di esperienza questa occasione?”


G: “Beh a livello emotivo mi ha segnato parecchio perché comunque io ad XFactor ho perso l’originale 50% del gruppo che era Francesco […], quindi questa cosa a me in realtà ha distrutto emotivamente. Il giorno delle audizioni, quindi davanti ai giudici, avevo avuto standing ovation, tutti erano felici, mi fermavano per strada dopo essere usciti dal palazzetto a dirmi ‘bravissimi, bravissimi’ e io nel mentre stavo al telefono con le mie amiche a dirgli ‘questo è il giorno più brutto della mia vita’, paradossale. Quindi emotivamente tutto il percorso mi ha segnata anche l’eliminazione, sarei falsa a dire di no perché un po’ me l’aspettavo, perché ho visto cose e calcolato nella mia testa da brava vergine situazioni che mi avevano detto ‘Okay, la prossima sono io ad andare via’, però comunque mi ha fatto male. D’altra parte mi ha dato un sacco di consapevolezza nel fatto che se voglio ottenere le cose devo lavorare duro e forse duro anche il doppio o il triplo degli altri quindi non mi sono mai data per vinta ecco anche se ovviamente i momenti di sconforto ci sono stati però sono super determinata, anche da quello che è successo, ad andare avanti ed andare spedita”



“Come è stato vedere la reazione del pubblico ai Seawards una volta uscita da XFactor?”


G: “Noi non avevamo i telefoni all’interno quindi non sapevamo assolutamente niente di come il pubblico ci vedesse da casa. Una volta uscita ho fatto subito il mio giro su twitter cercando ‘Seawards’ come parola chiave e mi sono letta tutto sia cose positive che negative. Ti dicono sempre non farlo e l’ho fatto subito. Però mi ha fatto molto piacere che all’eliminazione tutti erano indignati, anche per chi non eravamo i preferiti, erano tutt: ‘Ma come sono usciti i Seawards? È un po’ strano. Non meritavano di uscire’ e questo mi ha fatto piacere perché vuol dire che qualcosa di bello c’era anche a chi non piacevamo tantissimo. La cosa anche che mi ha fatto piacere è stato vedere un sacco di gente super affezionata, la creazione di varie fanpage ecc. cose che dici: ‘non me lo aspetto’ cioè è strano.”


“E dopo l’esperienza artistica con i Seawards, hai deciso di intraprendere questa carriera solista. In cosa ti sei piaciuta di più e cosa vorresti migliorare nella tua musica?”


G: “Per ora, senza fare spoiler, mi sta piacendo il fatto che ogni canzone ha un mood a sé ma sono tutte molto collegate e sono tutte abbastanza diverse. C’è da quella che è uscita ora, ‘27’, che era super elettronica a quella un po’ più suonatina rock malinconico, un po’ più Girl in Red, a quella più smooth un po’ mood sesso devo dirlo quindi sto cercando di variare”

“Hai nominato 27, che è il tuo primo singolo che possiamo dire segna l’inizio di questo grande cambio nella tua vita. Di cosa parla e cosa significa per te?”


G: “’27’ l’ho scritta esattamente durante la prima quarantena, durante il compleanno di una persona che non è più nella mia vita fortunatamente. Mi sentivo talmente male perché ancora, io sono una grandissima sottona questo è risaputo, e dopo un sacco di tempo che questa relazione era finita ho detto: ‘Sto ancora proprio male, scriviamo una canzon.’ e quindi parla del fatto che io mi sia accorta che questa relazione non andava assolutamente bene, era tutto così tossico. Perdere tutto quanto è stato molto meglio che protrarlo per ulteriori anni[…].”



“Parlando delle persone della tua vita. Ovviamente le persone vicine a noi hanno sempre opinioni, su qualsiasi cosa. Ce ne sono alcun* in particolare che, nel momento in cui fai un pezzo, sono le prime a sentirlo e vuoi la loro approvazione, opinione?”


G: “Ovviamente. Io generalmente sono timida sulla mia musica all’inizio, quando non è proprio definita, che mi piace, che sono pronta tendo a non farla sentire quasi a nessuno però ci sono sempre persone a cui devo mandare la super bozza e dire: ‘Senti, questa idea può funzionare secondo te? ’ e sono ovviamente il gruppo delle ‘Melle’, che sarebbero le mie amiche più fidate ovvero Peia, Carlotta, Federica, Michelle e Swami. In più, all’inizio mi vergognavo come un cane perché per me era la persona forse più talentuosa in Italia, però adesso è diventata una delle persone più vicine a me se non la più vicina a me, Benedetta che è la cantante dei Melancholia. All’inizio non volevo mai mandarle la mia roba ma ora subito appena faccio un tic le faccio: ‘Senti, secondo te può funzionare?”


“Noi vogliamo un po’ di spoiler quindi quali sono i prossimi progetti, album? EP?”


G: “In realtà, ci sono cinque canzoni pronte ad uscire. Due usciranno prima dell’estate e le altre tre subito dopo l’estate.

La prima, per me è la prima perché 27 è la presentazione e sta lì, (esce il 30 Aprile e si intitola “BLUE”, ndr) è a brevissimo. La seconda a pochissima distanza e poi ci sarà l’estate e le altre tre.”



“Noi a fine intervista facciamo questa sezione che sono le Fire Questions. Sono domande assolutamente random che tu cerchi di rispondere il più velocemente possibile. Iniziamo. Ultima canzone che hai ascoltato su Stotify?”

G: “’You stupid bitch’ di Girl in Red”

“Se potessi viaggiare nel tempo, in quale periodo ti piacerebbe andare e perché?”

G: “Nel 1800 perché, non lo so, forse per i vestiti”

Credi nel destino?”

G: “Si, ciecamente”

“La tua casata di Harry Potter?”

G: “Serpeverde”

“I pomodori sono un frutto o una verdura?”

G: “Ehm, una verdura? Non lo so”

“L’ultima. Ti piacerebbe di più coccolare un cucciolo di panda o di pinguino”?

G: “Oh mamma! Non posso dire di tigre? Non lo so oddio ehm di panda, troppo morbido”

Dopo aver conosciuto la storia di Granger, vi invitiamo a seguirla ed ascoltare la sua “27” in attesa della nuova uscita “BLUE”, dal 30 Aprile su Spotify e in tutti i digital store!






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